Nel 2004 la Pixar, cessato il contratto di distribuzione con la Disney, iniziò a cercare un altro partner commerciale in quanto insoddisfatta dalla gestione economica degli accordi.[18] Nel febbraio 2004, la Disney subì un tentativo di acquisizione da parte di Comcast per 54 miliardi di USD, ma Michael Eisner rifiutò senza consultare il comitato esecutivo, perché ciò avrebbe fatto precipitare le sue quote di partecipazione. La posizione di Eisner si complicò ulteriormente: già sul finire dell'anno precedente il CEO aveva chiesto di non riconfermare Roy E. Disney, figlio di Roy O. Disney, insieme ad altri membri che avevano superato i 72 anni.[123] Al fianco dell'ultimo Disney nel consiglio si schierò Stanley Gold, che si dimise insieme a questi. La crisi vide, da un lato, la maggior parte del board schierato con il CEO[124] e, dall'altro, gli azionisti scontenti per le performance societarie.[125] L'anno successivo venne annunciato che il nuovo CEO della società sarebbe stato Bob Iger.
Durante il secondo trimestre fiscale del 2020, quando la pandemia ha preso piede in tutto il mondo, la perdita per i conti dell'azienda in tutti i suoi business è stato stimato in 1,4 miliardi di dollari. Il solo segmento Parks, Experiences and Products, particolarmente colpito dalla chiusura globale, ha visto perdite per 1 miliardo di dollari. Per tentare di arginare la crisi, oltre ai licenziamenti, la Disney ha scelto di non pagare il dividendo semestrale, fissato per l'estate 2020, con un risparmio di $1,6 miliardi. La compagnia ha inoltre tagliato la retribuzione dei dirigenti e lo stesso Iger si è privato del suo stipendio.[266][267] La Walt Disney Co. ha riportato nel terzo trimestre 2020 una perdita fiscale di 4,7 miliardi di dollari, 870 milioni al di sotto delle aspettative di Wall Street.[268] Un rapporto della compagnia ha mostrato che la ripresa dalla crisi causata dalla pandemia rimane bassa.[269] Nel rapporto sugli utili del quarto trimestre, la compagnia ha stimato che l'impatto della pandemia sia stato di 3,1 miliardi di dollari. 2,4 miliardi dei quali provengono ancora dal segmento Parks, Experiences and Products, in calo del 61% rispetto all'anno precedente. I parchi hanno registrato una perdita operativa di 1,1 miliardi di dollari a causa della chiusura prolungata di Disneyland e Disney Cruise Line. I ricavi degli ultimi dodici mesi sono stati di 65,388 milioni di dollari, il 6% in meno rispetto ai 69,607 milioni raggiunti nel 2019 e la compagnia ha chiuso l'anno fiscale 2020 con una perdita netta di 2,832 milioni di dollari, rispetto ai benefici netti di 10,425 milioni di dollari conseguiti nello stesso periodo nel 2019. Chapeck ha dichiarato che il vero "punto luminoso" è stato il business direct-to-consumer, che ha definito fondamentale per il futuro dell'azienda e, nell'anniversario del lancio di Disney+, ha annunciato che, alla fine del quarto trimestre, il servizio aveva più di 73 milioni di abbonati paganti, superando di gran lunga le loro aspettative per il primo anno.[270][271]
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